Fratture del polso

Cosa sono

La frattura dell’epifisi distale del radio è uno degli eventi più diffusi nella traumatologia moderna, rappresenta il 17% di tutte le fratture e il 75% delle fratture dell’avambraccio, trova un picco di incidenza tra gli uomini sotto i 30 anni e nelle donne sopra i 60 anni con osteoporosi. Diversi autori da Colles (1773-1843), Dupuytren (1777/1835), Goyrand (1803-1866) e Smith ( 1807-1873) fino al XX secolo hanno studiato questo tipo di frattura, cercando di trovare un trattamento unanime di questo tipo di trauma.

Esistono criteri di instabilità e le indicazioni chirurgiche per questo tipo di fratture devono rispondere a tali criteri anatomici, morfologici e legati al paziente (età , lato dominante, qualità ossea).

Diagnosi

Al giorno d’oggi in fratture piu’ complesse ed ad estensione intrarticolare la TAC è un esame dirimente nello studiare i frammenti e la possibilità di lesioni secondarie legamentose associate.

Trattamento

l primo trattamento è volto a cercare una riduzione ove possibile e a un trattamento conservativo che va effettuato nella maggior parte dei casi con un apparecchio gessato, perché il gesso è un tutore su misura modellato sulla persona. Successivamente la frattura va controllata (se ridotta , ma instabile) con controlli Radiografici dopo 7 e 14 giorni.

Quando è necessario il trattamento chirurgico l’approccio con placca e viti a stabilità angolare con accesso volare trova ormai un utilizzo diffuso, avvalorato da numerosi studi scientifici, ed è diventata il trattamento più utilizzato in quanto in grado di garantire una riduzione anatomica della frattura ed ottenere i migliori risultati da un punto di vista clinico e funzionale. La scelta dell’approccio chirurgico è spesso dettata dalla direzione della dislocazione dei frammenti e dall’estensione della comminuzione della metaepifisi distale del radio Il razionale delle scelte prese mira ad un unico obiettivo, quello di ottenere una mobilizzazione precoce del distretto per evitare complicanze come la rigidità del polso, sindromi compressive e il più precoce possibile ritorno alle attività quotidiane svolte dal paziente. Quando necessario e quando coinvolta anche l’ulna puo essere sottoposta a osteosintesi con viti o placca.

Nel post operatorio si indossa un tutore e si inizia precocemente protocollo riabilitativo e di mobilizzazione auto assistita fino ai 30 g dall’intervento.