Artrite rematoide

Bersaglio tipico della artrite reumatoide è la mano, le dita sono coinvolte sia negli stadi iniziali come sintomo di esordio che nei quadri avanzati e conclamati con le deformità secondarie. Al giorno d’oggi le nuove terapie riescono a tenere sotto controllo tale malattia e i disordini reumatologici ma il trattamento chirurgico mantiene un suo spazio sia nelle sinoviectomie che soprattutto nelle lesioni tendinee secondarie. Nell’approccio al paziente reumatologico il nostro centro di chirurgia della mano si avvale di un percorso fisioterapico dedicato

Cosa è

L’Artrite Reumatoide è una malattia infiammatoria cronica sistemica che colpisce le articolazioni sia piccole che grandi, che diventano dolenti, tumefatte e con il tempo deformate, ma che può coinvolgere anche altri organi e apparati come il polmone, le sierose, l’occhio, la cute e i vasi.

L’artrite reumatoide alle mani e ai polsi si manifesta solitamente in modo simmetrico. Lo stato infiammatorio cronico tipico di questa malattia autoimmune può portare a una completa distruzione delle strutture articolari colpite dalla patologia. Questo si verifica perché l’artrite reumatoide causa la distruzione della cartilagine articolare, invade l’osso subcondrale e coinvolge anche i tessuti molli dell’articolazione coinvolta con alterazione del normale equilibrio tra flessori ed estensori.

L’artrite può interessare persone di qualsiasi età, ma è più frequente nei soggetti di sesso femminile tra i 40 e i 50 anni.

Le strutture cistiche si sviluppano più comunemente lungo le guaine tendinee o le capsule articolari. La parete del ganglio è liscia, fibrosa e di spessore variabile, il contenuto invece è solitamente un liquido chiaro gelatinoso, appiccicoso o mucoso ad alta viscosità. Purtroppo, la causa alla base dello sviluppo di cisti tendinee non è nota. Ad oggi sono state sviluppate due diverse teorie: la prima pone come fattore determinante un evento traumatico che causa la rottura del tessuto articolare e la formazione di piccole cisti che poi confluiscono in un’unica massa più grande e più evidente. La seconda teoria, quella più accreditata, presuppone un difetto nella capsula articolare o nella guaina tendinea che consente al tessuto articolare di espandersi ed erniarsi.

Come si manifesta

Clinicamente si manifesta con dolore, arrossamento, tumefazione e rigidità articolare. Le articolazioni principalmente colpite sono le interfalangee prossimali delle dita, le metacarpo-falangee e i polsi. Oltre alle articolazioni l’artrite reumatoide può interessare anche i tessuti circostanti come i tendini causandone una progressiva usura fino all’improvvisa rottura del tendine. Il paziente in questo caso non sarà più in grado di flettere o estendere le dita.

Le principali deformità che si possono presentare sono le seguenti:

  • Mani a “colpo di vento” ovvero le dita tendono ad avere una deviazione ulnare rivolta verso il mignolo a causa della degenerazione dell’articolazione metacarpo-falangea
  • Deformità “a collo di cigno” che interessa l’articolazione interfalangea prossimale (ovvero tra la prima e la seconda falange) e consiste in una maggiore estensione del dito che si inarca verso l’alto, mentre l’articolazione interfalangea distale (ovvero tra la seconda e la terza falange) si flette verso il basso.
  • Deformità “ad asola o en boutonniere” consiste nella flessione della interfalangea prossimale e dell’estensione della interfalangea distale (deformità opposta alla precedente)
  • Noduli di Bouchard: tumefazioni sul dorso delle articolazioni interfalangee prossimali

Diagnosi

Innanzitutto è fondamentale distinguere l’artrite reumatoide dall’artrosi. Il distretto colpito spesso è differente quindi è sufficiente un esame obiettivo accurato. Risulta utile eseguire esami ematici per la ricerca del Fattore Reumatoide, degli anticorpi anti-CCP, il dosaggio degli indici di infiammazione (VES, PCR) e indagini radiografiche. In casi opportuni può essere utile eseguire approfondimenti diagnostici con ecografie/RM articolari per evidenziare versamento articolare, ipertrofia sinoviale, borsiti/tenosinoviti, erosioni ossee.

Trattamento

Lo scopo dei trattamenti è alleviare i sintomi prima che le articolazioni colpite dall’infiammazione vengano danneggiate in modo irreversibile. I migliori risultati si ottengono con un lavoro congiunto tra il reumatologo, il chirurgo della mano, il fisiatra, il fisioterapista e il paziente.

Una valutazione reumatologica è fondamentale per impostare terapie con l’utilizzo di immunosoppressori, come il methotrexate o la leflunomide; in casi particolari si possono utilizzare anche idrossiclorochina, ciclosporina, sulfasalazina. È previsto inoltre l’uso di cortisone a cicli nelle fasi di maggiore attività di malattia.

Si possono applicare quattro tipologie di trattamento chirurgico che sono le seguenti: sinoviectomia, tenosinoviectomia, chirurgia dei tendini, artroplastica, artrodesi.

In questi casi il trattamento chirurgico non ripristina la normale funzione della mano. Il dolore è alleviato, la deformità severa è corretta, l’aspetto e la funzione risultano migliorate ma l’articolarità e la debolezza rimangono comportando una significativa disabilità.